Antiaderente: teflon, PTFE politetrafluoroetilene, pentole cucina senza grassi
Con il termine antiaderente si intende la cottura di cibi in pentola senza l'uso di particolari grassi come olio e burro. La padella antiaderente è ricoperta di un particolare materiale, che impedisce ai cibi di attaccarsi sul fondo. Per ottenere un buon risultato è neccessario tagliare gli alimenti in piccoli pezzi o fettine tutte uguali. Essi vanno saltati in padella a fuoco vivace agitandoli continuamente con un cucchiao di legno per non graffiare il rivestimento antiaderente, non più di due o tre minuti. Il segreto di questo tipo di cottura, infatti, sta proprio nella velocità dei tempi che consente di non perdere i principi nutritivi degli alimenti. (Bibliografia / Sitografia: La spesa inteligente, Irma D'Aria, Editore: Zelig editore s.r.l., 2001)
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Molto diffuse in cucina perché permettono di ridurre l'uso di condimenti, cucinando quindi alimenti più leggeri e salutari. Il rischio che i cibi si attacchino sul fondo è notevolmente ridotto. Sono facili da condizionare appena acquistate: richiedono esclusivamente un lavaggio ed un'asciugatura, prima di essere unte leggermente con un po' di olio o burro e pulite con un panno morbido o con carta da cucina. Con queste semplici attenzioni risulteranno più elastiche e durevoli. Si consiglia di non metterle sul fuoco quando sono vuote. Salvo diverse indicazioni dei produttori è anche da evitare l'uso di detergenti e della lavastoviglie. (Bibliografia / Sitografia: La cucina di casa del gambero rosso, Annalisa Barbagli, Editore: Gambero rosso, 1999)
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Pentole rivestite di un materiale che impedisce ai cibi di attaccarsi al fondo durante la loro cottura. (Bibliografia / Sitografia: Il devotino, Giacomo Devoto-Gian carlo Oli, Editore: Le Monnier)
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Teflon antiaderente è un marchio per un materiale duro e non poroso denominato politetrafluoroetilene ( PTFE ) che consente di cucinare senza l'uso di grassi.
E’ stato scoperto per caso nel 1938 da Roy J. Plunkett, mentre stava eseguendo ricerche sui gas refrigeranti. Dopo questa scoperta, però è stato necessario un duro lavoro per definirne meglio le caratteristiche e le proprietà.
Il Teflon venne utilizzato durante la II Guerra Mondiale nei sistemi radar, ma divenne ben conosciuto e di largo consumo solo nei tardi anni cinquanta.
Solo nel 1960 la FDA ( Food and Drug Administration, il massimo organismo mondiale nel campo della salvaguardia della salute ) ne approvò l’utilizzo a contatto con i cibi. Il Teflon è tutt’oggi citato nel Guinness dei primati come una delle sostanze più scivolose conosciute. (Bibliografia / Sitografia: http://www.coquinaria.it/archivio/tegami/antiaderenti.html)
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Le pentole antiaderenti sono l’ideale per una cucina veloce e povera di grassi, ma se usate male possono minacciare la salute. A ricordare i rischi di un cattivo utilizzo delle pentole e delle padelle antiaderenti – finite nel mirino dell’ Agenzia per la protezione ambientale Usa, che ha deciso di eliminarle entro il 2015 – sono i ricercatori dell’ Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri ( Ictp ) del Consiglio nazionale delle ricerche ( Cnr ) di Napoli. In realtà solo il fondo della padella antiaderente, realizzata con acciaio, ghisa o alluminio, è rivestito con uno strato di politetrafluoroetilene ( Ptfe ), meglio conosciuto come teflon che ha la proprietà di non reagire con altre sostanze, sia quelle impiegate per cucinare sia quelle presenti nel nostro apparato digerente. Questa caratteristica è però garantita a temperature comprese tra -200 e +260 gradi centigradi, oltre le quali, se il tegame vuoto resta sul fornello per parecchio tempo, può accadere che il teflon rilasci il Pfoa: l’ acido perfluorottanico, componente di riconosciuta tossicità. Per i ricercatori, dunque, è importante non surriscaldare le padelle antiaderenti. E per la cottura rapida di carne o pesce è preferibile utilizzare pentole in materiali maggiormente resistenti al calore come l’ acciaio inox, l’ alluminio o la ghisa. E’ importante ricordare, inoltre, che le padelle antiaderenti vanno conservate con cura e pulite con delicatezza. Le qualità di un tegame di questo tipo tendono ad esaurirsi con il tempo, specie se per cuocere si impiegano utensili metallici che possono graffiare il fondo e quindi vanificare l’ effetto antiaderente. (Bibliografia / Sitografia: http://www.mondobenessereblog.com/2008/11/19/alimentazione-e-cucina-il-corretto-uso-e-i-rischi-delle-pentole-antiaderenti-i-consigli-salva-salute-del-cnr/)
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